Fui profondamente colpito da un quadro: un “Fedayin” Palestinese dal viso fiero e forte, dall’ampio petto nudo, con gli occhi ardenti di purezza e di giustizia, in piedi con fierezza e collera, con le mani legate dietro alla schiena, con delle luci che si riflettevano sul suo viso e sul petto. Era circondato da soldati Israeliani, in piedi nell’ombra attorno a lui, con le loro armi puntate con paura contro di lui, avevano un aspetto meschino.
Tutto era paradossale in questo quadro: egli era prigioniero, ma vittorioso; essi si credevano trionfanti, ma sembravano sconfitti; egli era il giudice ed essi i condannati.
Squadrai a lungo l’uomo: era il volto di Gesù che io avevo visto al mio balcone guardare con collera verso il Sud minacciando Israele. Era anche lo stesso viso che avevo visto due giorni prima vicino a quello di Gesù, identico al Suo. Immediatamente, sentii la voce del Maestro: “È così che stavo in piedi, anch’Io, di fronte al sommo sacerdote quando, sfidandomi, mi chiese se Io fossi veramente il Messia, il Figlio di Dio. Avendogli risposto in modo affermativo, con forza e fermezza, come in questo quadro, egli è diventato rosso di rabbia con tutti i suoi e Mi hanno condannato a morte”.
Tratto da qui: “La Chiave dell’Apocalisse“