Da “qualcosa” sei diventato cacciatore, da cacciatore sei diventato contadino, poi da contadino sei diventato cittadino, e ora? … da cittadino sei diventato “(di)pendente”…
Tratto da “SPS – L’utile dell’evoluzione: chi/cosa si evolve?”
“Come puoi sostenere che esista l’evoluzione del genere umano? Su cosa ti basi? Personalmente, ti senti cambiato da quando sei in Vita? Certo che no, perché “ti dicono” che l’evoluzione avviene lentamente.
Ossia, che non te ne puoi accorgere e che servono così tanti anni, da rendere la tua attuale presenza come un qualcosa di “passeggero e fine a se stesso” (inutile, forse?).
Mentre tu “passi, qua, così” dovrebbe avvenire – tra le righe della tua organicità – qualcosa che ti rende “migliore rispetto a prima” (altrimenti, che evoluzione sarebbe).
Orbene, così come per la fede religiosa e per quella scientifica… ti viene richiesto di limitarti a “credere che sia così”, continuando a vivere nello status quo (l’unico ambito che rimane inalterato e che, dunque, l’evoluzione non tocca. A meno che, l’evoluzione non sia… l’evoluzione dello status quo, in qualcosa di sempre più coerente e totale).
L’evoluzione della “stasi” (un ossimoro)? Lo “status quo” è… una palude? No: È una “industria che (ri)genera utile”… L’abitudine che ti “porta via”:
Un “piano edilizio” (progetto, costruzione, edificio) disteso su quello, più antico, della superficie terrestre.
Vivere in casa, al coperto, comporta che il tuo fisico sia protetto – ad esempio – dai dolori reumatici che, differente(mente), avresti assorbito vivendo “ai quattro venti”. Ma com’è che, allo stesso modo, le mani ti dolgono, le dita ti fanno male e si rattrappiscono… dopo decine di anni al “riparo” nella tua abitazione?
Non ti sembra che, in un certo senso, quello che “aggredisce” il fisico, nel vivere nella natura, avvenga ugualmente anche abitando nella costruzione in cemento armato, che è la “firma” dell’evoluzione sociale d’insieme del genere umano?
Chi ha deciso che l’abitazione “moderna” debba essere come quella che ti “ospita”? Tu, in un simile processo, che parte hai? Qualche tuo avo è mai stato, forse, interpellato in merito ad una simile progettazione? O, meglio, i tuoi avi non erano in grado di costruire da sé, in legno/pietra/terra, le proprie abitazioni? E tu, oggi, che sai fare a tal pro?
Non trovi che tu abbia smarrito/dimenticato qualcosa, invece che di “esserti evoluto”, che in termini di “assonanza”, significa che dovresti avere aggiunto qualcosa?
L’arte del saper fare/costruire è, dunque, qualcosa che l’evoluzione giudica superfluo? Evolvere significa, allora, (di)pendere da qualcosa d’esterno rispetto a te stesso?
Chi/cosa s’è evoluto?
E chi/cosa ha, diametralmente “perso qualcosa”?
- Eri “qualcosa” che hai dimenticato…
- Da “qualcosa” sei diventato cacciatore.
- Da cacciatore sei diventato contadino.
- Da contadino sei diventato cittadino.
- Da cittadino sei diventato “(di)pendente”…
Anche solo prendendo in causa i “termini del linguaggio che utilizzi”, a livello frattale sono conservate verità lampanti relative a ciò che ti è successo mentre ti “evolvevi”…
Hai perso “qualche pezzo”. Non c’è che dire. E se tra questi “pezzi” ci fosse anche della memoria, dei (ri)cordi, della consapevolezza….
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