Mentre molti erano in Vacanza, i nostri governanti il 13 agosto 2010 approvavano in fretta e furia un decreto che sospendeva una importante misura di protezione per la popolazione urbana che in alcune zone d’Italia è quotidianamente minacciata da un agente cancerogeno molto diffuso in queste zone ma poco conosciuto: il benzo(a)pirene.
Invece di riunirsi per darci “un’aria più pulita” (questo è scritto nel titolo della direttiva che dovevano recepire), il governo si riuniva per garantire chi inquina.
Nel decreto infatti ci hanno infilato una norma che, anziché proteggere la salute, sposta al 2013 il divieto di superamento di 1 nanogrammo a metro cubo per il benzo(a)pirene.
Il fatto è stato scoperto solo in questi giorni in seguito alla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale il 15 settembre 2010.
Ma perché il governo ha avuto tanta fretta nell’approvare questo decreto? Semplice: Perché in un quartiere di Taranto arrivavano i fumi dell’acciaieria ILVA [1], e nei dintorni della fabbrica il benzo(a)pirene superava il valore di legge di 1 nanogrammo a metro cubo. Quel decreto ha così evitato all’Ilva l’obbligo di adottare misure di contenimento delle emissioni cancerogene degli idrocarburi policiclici aromatici, una famiglia di componenti fra cui ci sono dei cancerogeni; fra questi il killer di maggior pericolosità è il benzo(a)pirene.
E così il governo quel 13 agosto 2010 ha di fatto inavvertitamente “concesso un favore” all’ILVA e evitato di tutelare la popolazione limitrofa e i suoi operai, che si calcola respirino benzo(a)pirene in quantitativi che potrebbero superare in cokeria i dieci pacchetti al giorno.
Inoltre con quel decreto si è messo a rischio milioni di persone che prima avevano una norma che le difendeva e ora non ce l’hanno più.
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(Notizia trovato su Italiani Imbecilli)
[1] Il Pericolo ILVA di Taranto