“La vera abbondanza è quando otteniamo tutto ciò che ci serve sapendo che siamo noi stessi a generarla, ma senza la paura di non saper vivere, senza esserne dipendenti, senza esserne subordinati o succubi, senza possederla, perchè anche la possessione è chiusura, protezione.
Paradossalmente otteniamo l’abbondanza quando non la cerchiamo, perchè il non cercarla significa sentirla dentro e quindi espanderla, mentre il cercarla significa sentire mancanza e quindi non espanderla.
Pubblicato lunedì 22 ottobre 2012 su “A ver a te – Apri al maestro che è in te”
L’abbondanza
Nel mio blog, ho descritto l’abbondanza come “la consapevolezza della propria ricchezza interiore che si espande all’esterno”, quindi, secondo me, non è cercarla all’esterno di noi, ma trovarla al nostro interno, rendersene consapevoli che è già in noi tanto da poterla espandere all’esterno.
Invece molto spesso l’idea che abbiamo di essa è di avere abbondanza di soldi e vivere liberi e felici.
Pensiamoci un attimo: chi è in noi che ci fa desiderare un’abbondanza economica? Non certo la consapevolezza di essere già ricchi interiormente, anzi denota propria una “mancanza” che sentiamo in noi.
Pensiamo che avere un bel conto in banca, un buono stipendio o pensione e una casa tutta nostra sia abbondanza; si che lo è, ma se noi dipendiamo da questo non è libertà, ma protezione, se questa proviene dalla paura di vivere non è libertà, perchè la paura comunque rimane, magari di perdere tutto e la paura non è libertà, ma chiusura e questa abbondanza è solo provvisoria.
La vera abbondanza è quando otteniamo tutto ciò che ci serve sapendo che siamo noi stessi a generarla, ma senza la paura di non saper vivere, senza esserne dipendenti, senza esserne subordinati o succubi, senza possederla, perchè anche la possessione è chiusura, protezione.
Paradossalmente otteniamo l’abbondanza quando non la cerchiamo, perchè il non cercarla significa sentirla dentro e quindi espanderla, mentre il cercarla significa sentire mancanza e quindi non espanderla.
La paura della sopravvivenza ci fa desiderare questo, il senso di protezione vuole l’abbondanza, ma la protezione non è libertà, è “sopravvivere” e non “vivere”. Finchè confondiamo la protezione con la libertà, noi invece di espandere l’abbondanza espandiamo paura, chiusura, blocco, isolamento, perchè la protezione è costruirsi una corazza, costruirsi una prigione, una fortezza interiore ed esteriore che ci fa sentire protetti, ma ci chiude in una prigione; è rafforzare il proprio io”, la propria personalità a discapito della propria anima.
Ho già descritto questo anche in un altro mio articolo (“libertà o sicurezza?”), ma ci ritorno, perchè ritengo importante comprendere bene questo.
Espandere le energie non è chiudersi, e quindi non è proteggersi, la protezione non ci apre, per un po’ ci fa stare tranquilli, ma poi iniziamo a sentire un soffocamento dell’anima che vuole espandersi ed inizia una lotta tra la personalità che vuole protezione, sicurezza e l’anima che vuole libertà ed espansione. Passare dalla sopravvivenza al vivere vero e proprio.
Il discorso della montagna di Gesù è molto esplicativo:
“Perciò io vi dico: non prendetevi pensiero del domani, di ciò che mangerete, né di come coprirete il vostro corpo. Non è la vita più del cibo e il corpo più degli indumenti? Guardate gli uccelli dell’aria, essi non seminano, né mietono, né raccolgono, eppure il vostro padre celeste li nutre. Non siete voi da più di essi? Chi di voi, preoccupandosi, più aggiungere un centimetro alla propria statura? E perchè vi date pensiero dei vostri vestiti? Guardate i gigli del campo come essi crescono; essi non s’affannano, né tessono eppure io vi dico che neppure Salomone, nel suo splendore, era vestito come uno di essi. Perciò, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi è e domani è gettata nel forno, non vestirà egli molto di più voi, uomini di poca fede?
Non preoccupatevi dicendo: che cosa mangeremo o di cosa vestiremo, poiché il padre celeste sa che voi avete bisogno di queste cose.
Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno aggiunte. Non pensate al domani, poiché il domani penserà a se stesso. Ad ogni giorno basta la sua pena.”
Noi cerchiamo sempre una protezione per paura e questa paura ci chiude a noi stessi e quindi di conseguenza agli altri, ci blocca il flusso energetico, non espande i nostri potenziali.
Ci piace vivere in una fortezza sia fisica che psicologica, e ci stiamo bene, ci sentiamo protetti.
Almeno finchè non iniziamo a sentirla come una prigione, ma questa prigione non ha chiavi, siamo liberi, se vogliamo, in ogni momento, liberi di andarcene, ma noi non vogliamo andarcene, perchè abbiamo paura, vogliamo solo abbellire questa nostra prigione e niente più.
Però l’anima conosce tutto questo e ci sprona sempre più a cercare e volere ad ogni costo la nostra vera libertà.
Chi ci trattiene? Chi ci impedisce di essere liberi? La nostra personalità che ha paura e forte del suo passato, delle sue esperienze passate crede di aver ragione, crede di riuscire a risolvere i suoi problemi con lo sforzo, con la mente, spingendo e concentrandosi a trovare le soluzioni.
E così continua nel vecchio modo.
Noi siamo divini, chi risolve veramente i nostri problemi è l’anima (altro mio articolo “L’intelligenza dell’anima”), però noi non ci crediamo, siamo abituati a risolverli nell’altro modo e non gli diamo fiducia.
Diamo potere al denaro ma esso è solo un mezzo di cui l’anima si può servire, il vero potere è dell’anima, i potenziali da cui attingere sono dell’anima.
Parliamo di “fluire”, di “lasciarsi andare”, del “non importa” di Tobias, però non lo facciamo mai, non molliamo mai la presa.
La vera libertà? Sceglila, ma veramente non solo con la mente eppoi ritorni ad occuparti dei tuoi problemi quotidiani, scegli di non risolverli così, scegli di farli risolvere alla tua anima, alla tua “gnost”, scegli di fidarti.
Ritengo 3 punti importanti nel nostro cammino: la consapevolezza, la fiducia e il sentire.
La prima è importante per comprendere la vita in modo più ampio e non ristretto alla sola personalità, questa permette di sfociare nella fiducia e quindi nel lascarsi andare, nel non voler più controllare nella vecchia maniera, nel non voler controllare in senso generico, e infine il sentire che è quando inizi a sentire la tua stessa divinità.
Una volta sentita la propria divinità, credo non occorra più né la consapevolezza, né la fiducia che sono, secondo me, solo le strade per arrivare al sentire la propria divinità, ma finchè non la sentiamo ancora, è importante avere la consapevolezza e successivamente una fiducia sempre più ampia tanto da farci mollare la presa, il controllo.
Questo sappiamo che non è facile, anzi è molto difficile, però finchè non scegliamo di lasciarci andare, di lasciare che la propria divinità prenda lei le redini della nostra vita, le energie non fluiscono, i potenziali rimangono bloccati e l’abbondanza non scorre.
Finchè ci immergiamo nella nostra personalità umana, gli diamo energia e chiudiamo le porte al divino in noi. Poi chiediamo l’aiuto divino, ma è come invitarlo e allo stesso tempo tenergli la porta chiusa. Così attendiamo un po’ e non arriva niente, ci chiudiamo nella sfiducia e continuiamo a rimboccarci le maniche e voler risolvere le nostre situazioni nel solito modo.
Aprire questa porta e tenerla aperta è mollare la personalità, è scegliere la nostra divinità, mollare i problemi quotidiani, mollare il credere di risolverli nel vecchio modo, con la mente, con le soluzioni di cui ci siamo serviti fino ad ora.
Questa sarà la vera libertà, potremmo anche dire una libertà da noi stessi, intesa come identificazione in un “io”, intesa come crederci solo umani.
Spostiamo la nostra consapevolezza dalla propria personalità alla propria divinità, dal sentirsi “io” al sentirsi “anima”, accogliamo la nostra anima nella nostra umanità, ospitiamola in noi, facciamo entrare il divino e permettiamo di “sentirci” divini.
L’abbondanza avviene nella piena libertà di se stessi, libertà dalle paure, dai sensi di colpa, dai giudizi e dubbi ecc. e dalla consapevolezza di chi siamo veramente.
Sblocchiamo il sentirci in colpa, il non meritarci l’abbondanza, smettiamo col non sentirci capaci, smettiamo col giudicarci ed avere dubbi su noi stessi; abbiamo sentito l’umanità sulla nostra pelle, abbiamo sentito tutto ciò che c’era da sentire, abbiamo la saggezza, abbiamo tutto, facciamo il passo, molliamo la presa, apriamoci davvero al divino, lasciamo che entri davvero in noi, già lo è, ma lo teniamo a distanza, ci abbiamo messo un muro tra noi, tra il sentirci “personalità” e il sentirci “anima”.
E’ solo una questione di identità, di consapevolezza. Noi siamo limitati non perchè lo siamo veramente, ma perchè ci “sentiamo” limitati.
L’altro lato del velo è solo spostare questa consapevolezza dalla personalità alla divinità in noi, ma questo dipende da noi, nessuno può farlo o sceglierlo per noi.
Scegliamolo in modo consapevole, con estrema fiducia fino a “sentire” la nostra propria divinità e viverla.